Ok, racconto il fatto ( non che ne vada fiera!

) ma solo per definire la diversità tra "volere" e "potere"... aggiungiamoci anche il capriccio del non "sapere"...
Avevo circa 23 anni ( ehm... ne ho qualcuno di più

), era da un pò che avevo un maestro esoterico che mi seguiva. Maestro che, per altro, non avevo cercato ma mi aveva trovata lui.
Ero tronfia (ancora giovane, stupida e ignorante) di quanto pensavo di poter fare in quel mondo nuovo in cui mi stavo trovando (quello della magia).
Capita che una delle mie amiche (così si dichiarava) si interessa del mio ragazzo. Inizia a corteggiarlo ma, non paga, inizia a riempirlo di maldicenze su di me.
Pensate che lei, questa meraviglia di soggetto, mi rompeva sempre le scatole perchè voleva farsi fare i tarocchi o voleva suggerimenti per ogni cosa, e nn mancava mai di dirmi che ero la sua più grande amica... e io, troppo ingenua, le credevo e l'aiutavo.
Bè, imparo tutte le cattiverie che sta spargendo sul mio conto sia alla sorella del mio ragazzo che ai genitori di questo che, essendo lei amica di infanzia, le credono senza alcun dubbio.
Ci troviamo per un chiarimento davanti al mio ragazzo, sua sorella e un paio di amici. Io ero ancora incredula su quanto stava avvenendo quindi immaginatevi in che posizione di confusione mi trovavo! Certa che lei avrebbe detto che erano tutte chiacchiere di nessun conto.
E invece...
Davanti a tutti ribadì le sue bugie aggiungendo quello che non avrei mai più digerito in vita mia e cioè : che lei si era smerciata per mia amica solo perchè le ero utile come strega e come tale mi temeva, ma... (ecco il bello) ... <.. ora puoi dire e fare quello che vuoi perchè non ti temo più! E quando anche lui saprà chi sei ecc....>... Tutto questo gridato in strada dove tutti ascoltavano, compresi coloro che erano insieme a noi.
Bè è solo un piccolo sunto, ma garantisco che ciò che osò dirmi davanti a tutti fu molto pesante, ancor più perchè mai me lo sarei aspettato.
Rimasi muta e questo la dice lunga... e questa continuava a gridarmi dietro: < dai, mandami le tue iette strega!> ... Non so quante volte ripetè questa frase.
Io ero in piedi di fronte a lei ma era come se fossi piegata in due a terra. Di fronte alla cattiveria non hai difese. Inutile dire che nessuna delle sue porcherie era vera... a chi avrebbero creduto?
L'unica cosa che mi venne fuori dalla bocca a metà fiato fu : < me la pagherai...> e lei a continuare a provocarmi chiamandomi strega...
Io non avevo mai fatto nulla di male a nessuno. Nè lo avevo mai pensato. Nè sapevo chi ero o cosa avrei fatto.
Ero solo arrabbiata e ferita. Delusa soprattutto. Un cane bastonato e umiliato.
Andai dal mio maestro e raccontai tutto. Ero piena di livore e dissi che volevo fargliela pagare per l'umiliazione ricevuta.
Lui mi disse solo che non dovevo faticare troppo , bastava che io lo volessi e mi insegnò come... dicendomi però che ogni nostra azione si posa come pietra sulla coscienza.
Lo feci. Senza rimorsi e soprattutto senza aspettarmi nulla. Per me era come uno sfogo di tutta l'amarezza che avevo dentro.
Addirittura, dopo un pò di tempo, me ne dimenticai totalmente... anche perchè fondamentalmente io non so portare rancore e non sono certo queste cose che limitano la mia vita.
Passarono quasi tre mesi e neppure mi ricordavo di lei, quando lei mi telefonò inaspettatamente.
Non sto a raccontare i particolari che sono inutili. Mi raccontò cosa aveva superato in quel periodo e la situazione in cui si trovava. Poi mi chiese semplicemente di "lasciarla andare..."
Sinceramente neppure io potrò mai dire con certezza di essere stata la causa di tutte le sue disgrazie ( e chi potrebbe?), ma so che dentro di me, ascoltando la sua voce disperata e le sue scuse, qualcosa si spezzò, lo sentii come fosse un rumore. Di cuore le dissi che non sapevo se ero io a farle quello, ma se così fosse stato le garantivo che l'avrei "lasciata andare..." anche perchè a lei non pensavò più da tantissimo tempo e che nella mia vita non vi era posto per persone di quel genere.
Mi faceva pena e desideravo di non essere la colpevole della sua situazione. Le chiesi solo una cosa in cambio: che dicesse al mio ragazzo che tutte le cose dette erano menzogna. E lei lo fece.
Tutto finì lì
Per anni pensai a questa cosa. Per anni ne ho sentito il rimorso ma... non dimentico però la soddisfazione provata quella sera quando mi telefonò.
In fondo, qualunque cosa io sia, sono umana, e oltretutto mi considero anche troppo buona. Non ho mai voluto nè desiderato che le accadesse nulla di irreparabile. Mi sono limitata ad odiarla...
"L'odio"... un'arma terribile!
Fortunatamente non fa parte del mio carattere. Se devo odiare devo concentrarmi per riuscire a farlo, quindi... non l'ho più fatto.
E... mi sono perdonata.