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Strega  per Amore


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Streghe

Posted by Lorella on Febbraio 10th, 2011







 

 

Uno è il pianeta che a notte risplende
uno è l’amor che nel cuore si accende
uno è l’uomo del mio fiuto.
Uno solo è l’ululato
uno solo qui è il lupo!


Il nostro è un regno misterioso e infinito…
Nel Medioevo la donna in genere, e in particolare per la Chiesa cristiana, era il simbolo della tentazione e del peccato, e se per caso essa aveva le capacità di guarire alcune malattie attraverso pozioni e unguenti da lei fatti con erbe raccolte nei boschi, veniva immediatamente sospettata di stregoneria.
Figuriamoci poi di quali nefandezze e atrocità poteva venire accusata una vera strega.
La magia esiste perchè è sempre esistita. Sia nelle mani delle donne che in quelle degli uomini. Sia negli atei che nei religiosi.
Presuppone l’esistenza di forze nascoste nella natura che maghi, streghe, saggi o iniziati sono in grado di controllare e utilizzare.
Secondo le teorie magiche, l’uomo è parte di un sistema universale determinato da fattori interdipendenti e, in quanto essere razionale e sensibile, è in grado di esercitare la magia, a patto però che sappia come procedere.
Stando all’antica teoria del microcosmo e del macrocosmo, sulla quale si basano tutte le concezioni sugli effetti della magia, esisterebbe una corrispondenza perfetta tra l’uomo e le componenti dell’universo, dalle più grandi alle più piccole.
La celebre frase di Ermete Trismegisto riassume egregiamente questo principio: ” Ciò che è in basso è come ciò che è in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso”
Tutto ciò che è grande esiste anche in piccolo.

….

O striscia stellata del cielo
carica ciò che nella mano io celo.
La forza si trasmette,
la forza si riflette.
Donagli dunque forza ed energia:
ciò che io voglio,
così sia !


La stregoneria

La parola stregoneria, si riferisce all’uso di forze soprannaturali per piegare il mondo alla propria volontà.
Ai giorni d’oggi la parola stregoneria viene di solito usata come sinonimo di fattura, di incantesimo, quando non addirittura come metafora per indicare il potere emotivo di una persona su un’altra.
Ma l’Oxford English Dictionary ci dice che witchcraft ( stregoneria ) deriva dall’inglese antico wiccecraeft , parola il cui significato letterale è arte ( nel senso di capacità, abilità ) della “strega” ( che in inglese antico è wicca).

Chi è questa vecchia strega con la sua antica arte?

Il sostantivo witch ( strega ) potrebbe derivare dall’antico verbo teutonico wik, che significa piegare, oppure dalla radice indoeuropea weik, che si riferisce alla religione e alla magia.
In entrambi i casi sembra giusto definire strega chiunque faccia uso di arti magiche per piegare la realtà ai propri desideri.
Nessuna meraviglia, quindi, se vogliamo tutti essere streghe!
Com’è stato, allora, che questo concetto piuttosto semplice si è caricato di tante connotazioni emotive? In un certo senso, l’intera storia della nostra cultura con le sue esperienze religiose sta dietro alla parola strega. Capire la parola strega significa capire l’antropologia, la storia, la storia delle religioni, la storia dei rapporti tra i sessi e soprattutto l’inconscio dell’essere umano.

 


La figura della strega

La strega e’ una figura senza tempo che si puo’ far risalire, se non alla preistoria, certamente alla protostoria. Comunque non e’ necessario spingersi tanto lontano; basti ricordare alcune famose streghe che la cultura e la letteratura antica ci hanno tramandate quali Medea, Circe, Canidia, Panfila ed altre dai fantasiosi e impossibili poteri.
Streghe non si nasce, si diventa. Affermazione abbastanza scontata che pero’ lascia intuire quello che doveva essere il tirocinio di un’aspirante strega.

In linea di massima l’arte veniva trasmessa da madre a figlia o da strega-maestra a strega-apprendista, mediante lunghi anni di apprendimento e di pratica.
Anzitutto occorreva acquisire una buona conoscenza sulle virtu’ di varie erbe, muffe, funghi, minerali e sostanze varie.
Bisognava imparare a procurarsi le materie prime, raccogliendo le erbe necessarie nella giusta stagione, quando esse maturavano pienamente le loro qualita’ medicinali, venefiche, soporifere o allucinogene.
Occorreva apprendere l’arte di essicarle e conservarle con particolari accorgimenti affinche’ non perdessero le loro proprieta’.
Bisognava imparare a dosarle, miscelarle in giusta misura con altri componenti, per preparare decotti, filtri, pomate, veleni, unguenti ed elisir destinati a produrre specifici effetti.
Di fatto la strega, senza rendersene conto, alcune volte riprendeva antiche ricette, alcune delle quali forse risalenti a Galeno, ottenendo parecchi di quei prodotti medicinali che oggi vengono acquistati in farmacia come “specialitá”.
Per fare cio’ le streghe disponevano di “Libri Magici” che erano, allo stesso tempo, raccolte di ricette mischiate a formule magiche per esercitare taluni incantesimi. Il che’ lascia supporre che le streghe sapessero leggere, se non scrivere, e questo, a volte, le poneva su di un piano culturale e di conoscenza superiore a quello di certuni sprovveduti che le perseguitavano.

Diana e le sue adepte

Una delle prime grandi affilliazioni di “streghe” di cui ci giungono notizie, fu quella di Diana.Su questa misteriosa affiliazione, che avrebbe raggruppato intorno a se’ un gran numero di streghe, si e’ scritto molto ma, a conti fatti, le informazioni che si hanno non sono sufficienti a dimostrarne la reale esistenza.
Si suppone che all’origine fosse una societa’ segreta femminile, una societa di “Bonae Foeminae” e cioe’ di guaritrici esperte nell’arte della magia bianca, solite riunirsi di notte nei boschi per celebrare particolari cerimonie di natura mai definita.
Alcuni autori sostengono che questa credenza sia derivata da un’antica leggenda di ceppo celtico che poneva a capo delle affiliate Morrigan, la Grande Madre. Nell’antico mondo romano Morrigan venne sostituita con Diana, ritenuta oltre che dea della caccia, anche dea della fertilita’.
Queste riunioni notturne erano anche dette “Gioco di Diana” ed, ispirarono agli inquisitori della grande caccia la successiva morbosa fantasia del sabba.
Implacabili nella loro furia distruggitrice i preti sostituirono alla figura di Diana quella di Salome’, raccontando ai creduloni che quando la testa di Giovanni il Battista fu presentata alla figlia di Erode su di un piatto, dalle fauci del decollato comincio’ ad uscire un vento fortissimo che la sollevo’ per aria e da allora l’infausta tapina si trova costretta ogni notte a volare, da mezzanotte al canto del gallo.

La persecuzione

Nel periodo di massimo furore persecutorio delle streghe, essere accusati di aver fatto un patto col Diavolo e praticare malefici era una cosa facilissima, specie nelle campagne, nell’ambito di piccoli miserabili villaggi.
Erano necessarie alcune condizioni, assai frequenti nel contesto sociale in cui era maturata questa follia:

– essere donna
– essere sola ed indipendente
– vivere miseramente ai margini della societa’
– vivere di elemosina, sovente richiesta con insistenza.
In alcuni casi, e senza altre motivazioni, il sussistere di una o alcune di queste condizioni fu piu’ che sufficiente per provocare l’arresto “d’ufficio” ed avviare il processo per stregoneria.
Molte di queste persone, pur essendo delle miserabili, venivano arrestate come “esca” da cui ottenere, con la tortura, i nomi di altre persone, presunte complici, economicamente piu’ dotate e quindi in grado di arricchire, con successivi processi, i magistrati, il clero e tutti gli altri appartenenti all’apparato giudiziario.
In altri casi invece la vittima veniva accusata da testimoni di comodo, ai quali era garantito l’anonimato ed una adeguata ricompensa, disposti a giurare il falso su fatti e circostanze che oggi possono apparire come dementi.
Quello che segue e’ un campionario, ovviamente incompleto di circostanze e di atti anche innocenti che potevano aprire la strada verso il rogo:

– non praticare alcuna religione
– non andare regolarmente in chiesa
– non rispettare il riposo domenicale
– avere pronunciato qualche bestemmia
– fornicare e prostituirsi
– essere sospetti di adulterio
– aver abortito o aiutato ad abortire
– accennare qualche passo di danza in prossimita’ o attorno ad un fuoco, sole o in compagnia
– possedere un rosario privo della relativa crocetta
– tenere in grembo, accarezzare e/o nutrire un gatto nero pronunciare preghiere o fare atti di devozione in chiese in rovina e sconsacrate
– tenere in casa un galletto nero
– raccogliere erbe e radici durante la festa di S. Antonio
– raccogliere erbe e radici genuflessi verso oriente
– essere omosessuali
– aver curato con pozioni o unguenti un infermo che poi era morto
– praticare in genere l’arte di curare con le erbe
– aver pronunciato, nel corso di un litigio, parole oscure ritenute maledizioni in grado di procurare il “malocchio” e la “malasorte”
– essere figlia/figlio di donna gia’ condannata per stregoneria
– avere inveito e/o minacciato qualcuno che aveva rifiutato l’elemosina.
– addirittura non amare cibarsi della carne di maiale.
Questo e’ dunque un campionario delle banalita’ che, se opportunamente testimoniate da qualcuno, potevano provocare l’arresto ed il processo.
Era sufficiente che in qualche sperduto villaggio accadesse qualcosa di insolito come una grandinata, un infortunio ad un bimbo, la morte repentina di una vacca malnutrita, che subito il fatto veniva collegato all’opera malefica di una qualche mendicante brontolona passata, alcuni giorni prima, a chiedere l’elemosina.
In altri casi le accuse erano piu’ specifiche e tali da lasciare intendere come la scusa della stregoneria fosse sovente un comodo mezzo per dirimere questioni familiari, politiche o per togliere dai piedi presenze fastidiose ed indesiderate.
Molte madri di famiglia dispotiche ed autoritarie verso il marito o i figli adulti, furono accusate di stregoneria dai loro stessi congiunti e tolte di mezzo.
Se poi una donna sola era ricca ed esercitava una qualche influenza nell’ambito della comunita’ locale, un’accusa di stregoneria ben congegnata consentiva a lontani parenti e ai magistrati di appropriarsi e spartirsi il patrimonio senza tanti problemi di successione.

Storia di strega

di(Francesca Belotti)
Anche Milano in tempi ormai lontani ha avuto le sue streghe e, buone o cattive che fossero, venivano portate in piazza Vetra, dove ad attenderle c’era il rogo.
È il caso di Caterina dè Medici, processata e condannata per stregoneria fra il 1617 e il 1618, perché accusata di aver praticato un maleficio a tal Luigi Melzi, per cui lavorava come cameriera, che soffriva di problemi di salute di fronte ai quali i medici si erano rivelati impotenti. Caterina era del resto convinta di essere una strega, perché esperta nel preparare unguenti e medicamenti vari, rimedi naturali contro i mali più diffusi, e comunque conosceva arti e riti magici, fatto che di certo non l’ aiutò a scagionarsi dall’ accusa rivoltale. Ecco allora che venne interrogata, ma non certo secondo metodi ortodossi: dovette infatti subire la tortura del torchio, della ruota, dello schiacciapollici e quant’ altro, confessando tutto quello che i suoi inquisitori volevano sentirle dire. La sentenza finale non potè che essere la condanna al rogo, in piazza Vetra, appunto, che in quelle occasioni si riempiva puntualmente di gente. La stessa sorte era toccata qualche secolo prima ad altre due donne, Sibilla Zanni e Pierina Bugatis, che verso la fine del Trecento furono accusate di far parte della Società di Diana, un gruppo di streghe (buone) che praticavano riti propiziatori per la fertilità dei campi. In un primo tempo se la cavarono con un ammenda da versare al tribunale e la promessa di non pensare più a demoni e fate, ma sei anni più tardi, apprese nuove confessioni, furono entrambe condannate al rogo, in un giorno d’ estate del 1390.

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